Eccovi il secondo capitolo tutto da leggere, fatemi sapere ^^
"RINASCITA"
Il silenzio avvolse col suo pesante manto gli occupanti della
camera da letto del re. Craulad era stranamente mite, lo sguardo fiero, il
volto circondato da una lunga e fluente chioma biondo platino che risplendeva
ogni volta che un lampo faceva capolino dall’enorme porta del terrazzo.
Attendeva paziente che Thyra iniziasse a parlare, ma i minuti passavano e la
ragazza non proferiva parola. Immobile sul pavimento freddo, con indosso ancora
il lenzuolo che le era stato lanciato addosso quasi con disprezzo, sembrava aver perso la voce e con essa ogni volontà. Craulad
s’inginocchiò nuovamente dinnanzi a le che alzò lo sguardo timorosa.
“Cosa desideri? Parla ed io esaudirò ogni tua richiesta”
sussurrò Craulad accarezzando il viso della giovane che non riusciva a
distogliere lo sguardo dagli occhi del suo signore. Era attratta al punto tale
da non riuscire neanche più a percepire se stessa. Protese la mano verso di lui
e gli sfiorò una ciocca di capelli, la raccolse nella mano, la baciò ed un
fremito di piacere la percosse: “mio signore” mormorò tenendo il capo chino
appoggiando la fronte sulla lunga ciocca che reggeva tra le mani tramanti, “c’è
sono una cosa che desidero dal profondo del cuore” continuò.
Craulad la guardò in silenzio attendendo che continuasse a
parlare.
“Io desidero solo la morte, mio signore”.
“Perché?”.
“La prego mio signore, non mi chieda nulla” sussurrò in un
tremito e per la prima volta Craulad notò gli occhi della giovane farsi lucidi,
“non so perché un uomo del suo rango voglia dare tanta importanza ad una
persona inutile come me, forse finalmente Dio ha deciso di farmi una grazia
facendomi arrivare al suo castello, affinché si compia il mio fato e che la mia
preghiera venga esaudita” concluse tremante.
L’uomo scattò in piedi visibilmente adirato, la sua espressione era diventata nuovamente
seria ed il suo sguardo era più affilato di una spada: “Dio? Dio dici?” tuonò
afferrando la giovane per un polso e tirandola su con forza sollevandola da
terra. “Qui non esiste nessun Dio, ma solo Craulad il dominatore! Quale Dio
accetterebbe che una giovane donna si venda per una notte al coperto? Quale Dio
permetterebbe che una donna come te desideri la morte come ultima via di
uscita?! Io non credo in nessun Dio! Io credo solo in me stesso, quindi se devi
pregare qualcuno, prega me! Se devi essere grata a qualcuno, allora sii grata
solo a me!” continuò. La ragazza si dimenò cercando di liberare il polso dalla
presa, ma essa era molto forte e dolorosa.
“Vuoi che ti uccida davvero?” urlò.
“Mi fa male!”.
“Vuoi che ti uccida? Rispondi!”.
“La prego!”.
“Vuoi morire, no? Allora cosa t’importa del dolore?”.
“La smetta!” urlò in lacrime.
“Vuoi morire?”
“La prego…”.
“Vuoi morire, rispondi?”. Craulad continuava a stringere con
forza il polso della giovane fino a far diventare la mano e le dita violacee,
mentre Thyra continuava ad urlare ed a supplicare in lacrime.
“Allora è questo che vuoi?” chiese.
“NO!” urlò infine, “voglio vivere! Io non voglio questo
dolore! Io non voglio questo dolore!!” concluse sfinita. Craulad lasciò la
presa accogliendola tra le braccia e sostenendola: “brava piccola, la mia
regina non può desiderare una cosa così futile e noiosa come la morte” sorrise
baciandole i capelli profumati di muschio bianco.
“Perché mi fa questo?” mormorò a stento, “perché si diverte
a torturarmi?” singhiozzò. Non aveva mai
provato tanta rabbia abbinata a tanta devozione nei confronti di un uomo,
sentiva di odiarlo, ma al contempo non riusciva a far a meno di desiderarlo, di
non allontanarsi più da quel petto ampio e muscoloso, ne tantomeno si sarebbe
mai stancata di giocare con quelle ciocche lunghe e bionde, di un colore così
pallido da sembrare quasi albino.
“Ho solo guardato oltre la persona che avevo davanti, ho
solo guardato oltre l’umana di nome Thyra”.
“Non capisco” sussurrò con un filo di voce.
Lui la prese sotto il mento alzandole il capo affinché
potesse guardarlo bene in volto: “questi…” sussurrò Craulad, “questi non sono
gli occhi di una persona che desidera la morte! I tuoi occhi sono pieni di odio
e rancore, sono gli occhi di una belva assetata di sangue e giustizia” fece una
pausa baciandola sopra le palpebre, “questi sono gli occhi di una regina!”
concluse con un sorriso.
“Lei non sa nulla di me” provò a divincolarsi.
“Allora lascia che io lo veda coi miei occhi!” mormorò
mostrando i canini affilati. Lei s’irrigidì, dinnanzi all’espressione
dell’uomo, aveva paura, ma una parte di lei sapeva che non le avrebbe mai fatto
del male. “Mio signore” disse un istante prima che Craulad affondasse i canini
nel suo collo, “io sono indegna delle sue attenzioni, il mio sangue, come la
mia anima, sono sporche e logorate. Sono stata venduta, umiliata, costretta a
fare le cose più oscene e crudeli” singhiozzò facendosi scappare una lacrima,
“il mio sangue è marcio…non insudici se stesso, il suo prezioso sangue con un
essere sporco e corrotto come me” concluse ed altre lacrime le rigarono il viso
pallido. Aveva capito che era arrivata la sua ora, ma aveva anche compreso che
nonostante la sua natura fantastica, l’uomo che la stringeva tra le braccia era
il primo che aveva provato ad instaurare un rapporto con lei, che le aveva
chiesto come si chiamava, che aveva provato a capirla. Per la gente comune le
persone come il lord delle terre di Evig sono creature pericolose, non umane,
pronte ad uccidere e smembrare per il semplice gusto di farlo, ma le vere
bestie, i veri mostri, non erano in quel castello ma bensì fuori. Si abbandonò
tra le braccia dell’uomo pronta ad accogliere la morte ed il compimento del
suo destino.
“Non devi preoccuparti di questo” mormorò Craulad bevendo le
sue lacrime. “Devi solo credere in me” continuò. Lei annuì fissando gli occhi
color rubino farsi sempre più vicini. “Mio signore, la mia vita è sua!”
concluse. Chiuse gli occhi ed un dolore acuto accompagnato da un grande calore
l’avvolse.
*********
“Si può sapere cosa ti prende?” sbruffò Haisa vedendo il
marito che continuava nervosamente ad andare da una parte all’altra della
stanza.
“Non è ancora tornata” continuava a ripetere Kiristys quasi
meccanicamente.
“E’ ovvio, quella sgualdrinella si starà divertendo alle
nostre spalle! Chissà se quell’uomo le sta anche facendo mangiare cose
prelibate?” sospirò la donna con l’acquolina in bocca, il sol pensiero di
mangiare pietanze da nobili la mandava in estasi. “Ed invece guarda noi!” saltò
su con una smorfia, “questo lo chiami pasto?” chiese rovesciando un gesto di
freschissima frutta di stagione.
“Non dovresti sprecare così il cibo” l’ammonì l’uomo
raccogliendo la frutta dal pavimento. La
donna fece schioccare la lingua in modo molto dispregiativo, poi si voltò
dall’altra parte, si coprì con le coperte fin sopra la testa e prese a russare.
“Spero solo che gli stia spillando abbastanza soldi per andarcene in fretta da
qui” mormorò l’uomo prendendo posto accanto alla donna e si addormentò.
*******
Gli oscuri corridoi del castello erano silenziosi e freddi,
sembrava che non ci fosse nessuna forma di vita al suo interno, come se la pellicola di un vecchio film d’annata si fosse fermata sullo stesso punto continuando a riprendere
sempre lo stesso pezzo creando una atmosfera sinistra. Non vi erano finestre,
ne candele alle pareti, ma solo arazzi raffiguranti scene di caccia e guerra,
tende di velluto coprivano pareti dietro le quali si nascondevano altre porte o
quadri. Era passata circa un’ora da quando i due coniugi si erano appisolati
quando, lentamente, la porta della loro camera si aprì con uno scricchiolio. Il
volto pallido della ragazza si affacciò all’interno della stanza dove i
genitori dormivano rumorosamente. Guardò il cesto di frutta ai piedi del letto,
prese una mela, la guardò intensamente ed un istante dopo essa divenne polvere
nelle sue mani. Thyra indietreggiò, ma
venne bloccata alle spalle dal padrone del castello. Le si avvicinò
all’orecchio destro: “non si gioca col cibo, piccola mia” le sussurrò
baciandole il lobo. Lei rabbrividì di piacere.
Kiristys aprì lentamente gli occhi, vide la figura della
figlia dinnanzi a lui e saltò a sedersi sul letto dallo stupore; “ma cosa?”
mormorò stropicciando gli occhi, gli ci
volle qualche secondo per mettere bene a fuoco l’immagine che aveva dinnanzi a
se, sua figlia era li a pochi passi da lui, il corpo denudato era bianco come
il marmo, mentre alcune ciocche nere le coprivano i piccoli seni ancora acerbi.
“Stupida mocciosa mi hai spaventato!” urlò l’uomo adirato,
“ce ne hai messo di tempo stavolta, non dirmi che ti è piaciuto?” rise
leccandosi le labbra dinnanzi alla nudità della figlia che, non si era mai
fatto problemi a farle intendere quanto l’apprezzasse. “Perché non ti avvicini
ancora un po’? Voglio controllare che quell’uomo non ti abbia lasciato segni
addosso” sorrise cingendole con le mani
i fianchi.
Thyra rimase impassibile alle avance dell’uomo che, non
contento, aveva iniziato a frugarsi nelle mutande.
“Perché non vieni a letto con noi?” propose l’uomo.
“Non sei degno neanche di essere mangiato” bisbigliò la
giovane con un filo di voce.
“Che cavolo dici, stupida mocciosa? Parla più forte!”.
Lei sorrise, volgendo
lo sguardo alle sue spalle: “mio signore?” sussurrò, Kiristys guardò alle
spalle della giovane e vide Craulad in piedi a pochi passi da loro che li osservava
con evidente disprezzo. L’uomo
rabbrividì, indietreggiò nel letto fino ad andare a sbattere contro la moglie.
“Kiri, che cosa fai,
stupido uomo inutile!” sbraitò adirata per essere stata svegliata di colpo,
notò subito la giovane ai piedi del letto: “e tu che hai da guardare,
sgualdrina?” scattò con una smorfia, “lo sai che il tuo posto è fuori nel
corridoio, questo letto è troppo comodo per cederlo ad una ragazzina sudicia ed
inutile come te!” concluse spintonando il marito dall’altra parte e
ricoprendosi di nuovo con le coperte.
“Ho sentito abbastanza” sussurrò Craulad, prese una ciocca
dei capelli di Thyra e la baciò, poi si voltò incamminandosi fuori dalla
stanza.
“Se ne va?” rise Kiristys sollevato, non aveva mai avuto
tanta paura come in quel momento, lo sguardo di quell’uomo era un qualcosa che
non avrebbe più dimenticato finché avrebbe avuto vita. “Su, vattene anche tu,
mi hai fatto passare la voglia, sparisci!” agitò il braccio in direzione della
ragazza con disprezzo come se stesse scacciando un cane.
Lei sorrise nel buio della stanza, facendo brillare dei
canini stranamente più lunghi del solito, l’uomo la osservò un istante, non
ricordava di aver mai notato una dentatura del genere nella ragazza, allungò la
mano per afferrare la giovane, ma tutto ciò che sentì fu solo un dolore acuto
alla parte bassa del corpo, un dolore fortissimo, mai provato prima e poi
freddo, tanto freddo. Haisa fu inondata da un getto caldo e vischioso , scattò
sul letto inorridita: “che diavolo!” urlò strattonando il marito per un
braccio, stupendosi di quanto fosse diventato improvvisamente leggero, guardo
meglio e si accorse di aver tra le mani un arto dell’uomo che una volta era suo
marito. La donna impallidì gettando in aria il braccio reciso e, urlando di terrore, sgattaiolò fuori dal letto
accendendo la candela che aveva lasciato li a pochi passi per poter illuminare
la stanza e quello che vide le fece quasi perdere i sensi dallo shock. Sangue,
viscere e membra dell’uomo erano state sparpagliate per tutta la stanza,
l’odore della morte le aveva impregnato le narici fino a farle provare nausea.
“Mio dio… mio dio aiutaci…” ansimò cercando di far luce intorno a se il più
possibile, “…Dio mio non abbandonarci” pregò piangendo senza controllo.
“Qui non c’è nessun Dio, madre” si sentì dire, “…qui c’è
solo Craulad il dominatore!”.
La donna si voltò verso la voce, ma non fece neanche in
tempo ad urlare. Fiotti di sangue schizzarono da tutte le parti, sul letto, sul
pavimento e sugli arazzi appesi alle parenti. La candela cadde in terra
spegnandosi a contatto col suolo, simboleggiando la morte che ora regnava nella
stanza.
pazzesco... la vendetta... wow!
RispondiEliminac'è sempre comunque l'eterno dilemma: se sia giusto farsi giustizia da soli...
certo che due genitori così sono veramente esseri immondi ^_^
Ho davvero dato fondo a tutta la cattiveria possibile per creali, anche se il mio capolavoro di crudeltà sono i genitori di Rei nel mio manga Brothers.
RispondiEliminaLa vendetta non è una soluzione, è vero....ma come darle torto?
Vorrei avere ore e ore a disposizione per leggere tutto il tuo splendido blog... Brothers ancora mi manca... piano piano arrivo a tutto.
RispondiEliminaSei troppo brava ^_^