“Separazione”
Un tuono illuminò i vetri della cattedrale di Arrand, la
capitale del mondo degli umani, o almeno era questo il luogo in cui i non umani
chiamavano coloro che ritenevano tanto diversi da loro. Inginocchiata davanti
al grande crocifisso di legno di acero posizionato al centro della volta
impreziosita da dipinti cristiani risalenti al secolo scorso, Lady Anoria,
pregava senza sosta il suo unico dio affinché proteggesse e le restituisse
l'amato figlio.
"Ti supplico, mio buon Dio, ti sei già preso mio marito, non portarmi via anche mio figlio" singhiozzò scossa da fremiti, "prendi me! Prendi me, ma salvalo! Salvalo!!". Le mani, strette a preghiera, tremavano come foglie secche appese ad un albero decadente.
"Non c'é bisogno di arrivare a tanto, lady Anoria " si sentì dire. Alzò lo sguardo, non capiva da dove venisse la voce, ma le era famigliare. "Chi é là?" chiese con la voce rotta dall'emozione.
Da dietro una delle colonne di marmo che sorreggono l'altare, una figura alta avvolta da un lungo mantello che lo copriva fino alle caviglie, fece capolino avvicinandosi lentamente.
La donna sgranò gli occhi, "lord Kaine?" sussurró portandosi le mani alla bocca. Da sotto il mantello, il vampiro fece apparire una sagoma alla donna molto cara. "Raspin!!" urló correndogli incontro. Kaine posò il giovane su una delle panche della prima fila. Era pallido, il viso contratto in una smorfia di dolore e sofferenza e completamente matido di sudore.
Aveva i vestiti strappati e sporchi di sangue, ma tutte le sue ferite erano state disinfettate e medicate. La donna si precipitò a controllare il collo del giovane centimetro per centimetro.
"Non occorre milady, Raspin é ancora umano" disse Kaine intuendo cosa stesse cercando la donna. "Ma non mordiamo necessariamente il collo, questa é una fantasia tipica di voi umani" continuó lasciandosi scappare un sorriso.
"Avete salvato e riportato a casa mio figlio, ve ne sono grata" sussurró la donna emozionata.
"Avrei voluto fare lo stesso con vostro marito, ma non mi é stato possibile" si scusò l'uomo. Lei scosse il capo. "Se l'aveste fatto, ora non saremmo qui a parlarne. Avete tutta la mia riconoscenza, lord Kaine" continuò restando inginocchiata davanti al capezzale del figlio ed accarezzandogli i capelli e la fronte sudata.
"Chiamate un medico e fate in modo che il giovane non si presenti più ai confini di Evig o non potrò garantire per la sua sopravvivenza".
"Avete tradito vostro fratello, che ne sarà di voi?" chiese la donna con tono grave, l'altro si strinse nelle spalle: "Ciò che accadrà tra me e Craulad é affar mio, non datevi pena, mia signora".
La donna si alzó in piedi voltandosi verso il vampiro, sorrise ed i suoi occhi si riempirono nuovamente di lacrime, "Abbiate cura di voi" sussurrò accarezzandogli il viso con una mano. Kaine sorrise, prese la mano della donna tra le sue e la baciò, "Addio milady" bisbiglió indietreggiando di qualche passo, poi sparì in una nuvola d'argento.
"Addio" rispose la donna baciandosi la mano nello stesso punto in cui l'aveva baciata il vampiro.
"Ti supplico, mio buon Dio, ti sei già preso mio marito, non portarmi via anche mio figlio" singhiozzò scossa da fremiti, "prendi me! Prendi me, ma salvalo! Salvalo!!". Le mani, strette a preghiera, tremavano come foglie secche appese ad un albero decadente.
"Non c'é bisogno di arrivare a tanto, lady Anoria " si sentì dire. Alzò lo sguardo, non capiva da dove venisse la voce, ma le era famigliare. "Chi é là?" chiese con la voce rotta dall'emozione.
Da dietro una delle colonne di marmo che sorreggono l'altare, una figura alta avvolta da un lungo mantello che lo copriva fino alle caviglie, fece capolino avvicinandosi lentamente.
La donna sgranò gli occhi, "lord Kaine?" sussurró portandosi le mani alla bocca. Da sotto il mantello, il vampiro fece apparire una sagoma alla donna molto cara. "Raspin!!" urló correndogli incontro. Kaine posò il giovane su una delle panche della prima fila. Era pallido, il viso contratto in una smorfia di dolore e sofferenza e completamente matido di sudore.
Aveva i vestiti strappati e sporchi di sangue, ma tutte le sue ferite erano state disinfettate e medicate. La donna si precipitò a controllare il collo del giovane centimetro per centimetro.
"Non occorre milady, Raspin é ancora umano" disse Kaine intuendo cosa stesse cercando la donna. "Ma non mordiamo necessariamente il collo, questa é una fantasia tipica di voi umani" continuó lasciandosi scappare un sorriso.
"Avete salvato e riportato a casa mio figlio, ve ne sono grata" sussurró la donna emozionata.
"Avrei voluto fare lo stesso con vostro marito, ma non mi é stato possibile" si scusò l'uomo. Lei scosse il capo. "Se l'aveste fatto, ora non saremmo qui a parlarne. Avete tutta la mia riconoscenza, lord Kaine" continuò restando inginocchiata davanti al capezzale del figlio ed accarezzandogli i capelli e la fronte sudata.
"Chiamate un medico e fate in modo che il giovane non si presenti più ai confini di Evig o non potrò garantire per la sua sopravvivenza".
"Avete tradito vostro fratello, che ne sarà di voi?" chiese la donna con tono grave, l'altro si strinse nelle spalle: "Ciò che accadrà tra me e Craulad é affar mio, non datevi pena, mia signora".
La donna si alzó in piedi voltandosi verso il vampiro, sorrise ed i suoi occhi si riempirono nuovamente di lacrime, "Abbiate cura di voi" sussurrò accarezzandogli il viso con una mano. Kaine sorrise, prese la mano della donna tra le sue e la baciò, "Addio milady" bisbiglió indietreggiando di qualche passo, poi sparì in una nuvola d'argento.
"Addio" rispose la donna baciandosi la mano nello stesso punto in cui l'aveva baciata il vampiro.
Craulad fissava il vuoto nella
stanza, la sua mente sembrava esser stata rapita da chissà quali oscuri
pensieri. Lentamente la porta si aprì ed il volto pallido di Thyra fece capolino
con espressione affranta.
"Mio signore?" chiese
timorosa. L'uomo non sembrava averla sentita, ma continuava il suo silenzioso
attimo di riflessione. La giovane fece alcuni passi all'interno della stanza
ormai spoglia di ogni arredo, ovunque c'erano segni di lotta e devastazione.
"Non ti avvicinare"
ammonì un uomo nascosto nell'ombra, "in questo momento, la creatura che
dimora in lui è affamata, se non vuoi morire, non fare un altro passo".
Thyra guardò in direzione della voce, ma non vide nulla. "Chi sei?"
chiese.
"Non importa chi io sia,
quel che conta davvero è dentro questa stanza. Il mio padrone ha fame, ma tu
non saresti di suo gradimento, quindi vattene!".
"Come osi parlarmi
così?" s'infuriò la donna mostrando i bianchi e lunghi canini come a voler
intimare il suo avversario.
"Adesso basta Senka o mi
mangio te" disse Craulad spuntando da dietro le spalle della donna e
coprendole la bocca con la mano. "Lei e la mia e la tua regina e merita
rispetto ed obbedienza". L'altro fece schioccare silenziosamente la lingua
in segno di disappunto e sparì nell'ombra della stanza.
"Mio signore?" sussurrò
la donna voltandosi verso di lui.
"Non ora" la zittì
posandole un dito sulle labbra, lei non aggiunse altro e chiuse gli occhi aspettando
che il suo sovrano terminasse il pasto. Un fremito di piacere la percosse non
appena le affondò i canini nel collo, sorrise di piacere e l'abbracciò.
Dopo pochi secondi, il vampiro si
scostò lentamente, quasi gli costasse uno sforzo disumano non bere altra linfa.
La donna lo guardò perplessa, sul suo viso era evidente il suo stupore nel
constatare che il loro momento d'intimità fosse già finito.
"Grazie" sussurrò
Craulad baciandole il collo, "queste poche gocce sono riuscite a
calmarmi" continuò dando altri piccoli baci alla sua sposa, prima sugli
zigomi e poi sulle palpebre.
"Mio signore?" mormorò
confusa Thyra, non riusciva a capire perché si fosse fermato, lei desiderava
ancora il suo tocco, era avida di attenzioni e carezze al punto tale che
sentiva il corpo rigido di piacere. "Non ti fermare" gli rispose
mettendogli le braccia intorno al collo, ma lui la bloccò, prese le mani e le
baciò i palmi con una passione tale da farla arrossire, poi lo sguardo di
Craulad divenne di nuovo serio e tagliente.
"Senka, portala fuori da
questa stanza ed assicurati che sia al sicuro. Resta con lei fino al mio
ritorno e non perderla di vista neanche un secondo" ordinò tutto d'un
fiato.
"Che succede?" scattó
la donna guardando entrambi.
"Ti raggiungo subito, ora
va".
"Ma io...". Thyra si
bloccò, finora aveva sempre riposto una cieca fiducia nei confronti del
consorte, non aveva mai messo in discussione le sue decisioni, eppure ora
sentiva che c'era qualcosa di diverso. Per la prima volta aveva notato una luce
diversa nello sguardo del suo amato, qualcosa che non sapeva spiegare a parole,
ma sentiva che non era lo stesso di sempre. Sapeva che non poteva in alcun modo
sottrarsi agli ordini del suo consorte, ma per la prima volta, si chiese se era
davvero giusto così, se non avesse dovuto impuntarsi, insistere affinché lui
potesse darle tutte le spiegazioni del caso. Sospirò scaricando un minimo di
ansia, era inutile, con i suoi capricci avrebbe solo messo in difficoltà il suo
amato re. Si lasciò scortare dal giovane fuori dalla stanza senza batter ciglio
ma, dentro di se, l'ansia la stava dilaniando. Stava per succedere qualcosa,
qualcosa a cui lei non era stata invitata.
Dopo aver guardato un ultima
volta il suo padrone, Senka chiuse la porta della stanza nascondendo la chiave
nel suo mantello.
"Perché?" gli chiese
Thyra una volta soli. "Tu sai qualcosa? Se lo sai, ti ordino di
dirmelo!".
"Eseguo solo gli ordini del
mio re, non i suoi e comunque ne so quanto lei" rispose il giovane vampiro
dagli occhi viola e dai lunghi capelli ambrati. Thyra rimase alcuni attimi in
silenzio, una parte di lei voleva uccidere quel ragazzino tanto insolente, ma
dall'altra il pensiero del suo amato premeva sul suo cuore senza darle pace.
"Non si dia pena, il mio
signore non è uno sciocco!" prese a dire il giovane.
"Questo lo so bene
anch'io!" si affrettò subito lei. "Sono preoccupata..." mormorò
abbassando il capo.
"Perché mai? Non esiste
umano o creatura magica in grado di battere il mio re!" s'impettì il
vampiro continuando il suo percorso seguito dalla donna, "Se lei ha dei
dubbi al riguardo, significa che non è affatto devota al suo re e tutto questo
è molto deplorevole" concluse. La donna allungò il passo per superarlo,
gli si parò davanti e lo schiaffeggió col viso rosso di collera: "Tu! Come
osi mettere in dubbio la mia fiducia verso il mio signore?" urlò percossa
da fremiti di rabbia. Da quando era al castello, era la prima volta che si
sentiva così punta nel vivo. Chiunque abbassava lo sguardo cedendole il passo,
nel castello era come una celebrità, una venere sacra che nessuno doveva
toccare o guardare senza il permesso di Craulad il grande eppure, quel ragazzino
osava mancarle di rispetto con così tanta naturalezza da farle perdere ogni
controllo.
Senka rimase stupito dal gesto
della regina, ma ancor di più dalla strana sensazione che il contatto fisico
con lei gli aveva trasmesso, si portò la mano sulla guancia schiaffeggiata:
"E' calda" mormorò con un filo di voce, mentre continuava a tenere il
suo sguardo negli occhi di lei.
*****
Rimasto solo nella sua stanza,
Craulad percorse quei pochi passi che lo separavano dalla finestra, si appoggiò
con entrambe le mani al davanzale, lasciando che il vento gli scompigliasse i
lunghi capelli argentati. Aveva ammirato un migliaio di volte, il panorama da
quella finestra. La foresta di Evig, la catena montuosa che precedeva il grande
deserto degli avi, tutto ciò su cui si posava il suo sguardo, gli era stato
tramandato insieme al nome dei Le Croux e sapeva che un giorno, anche lui
avrebbe fatto lo stesso coi figli che Thyra gli avrebbe donato.
Respirò ed inspirò lentamente,
come un qualsiasi essere umano, ma i suoi polmoni non di riempirono d'aria
fresca, perché essi erano aridi come il deserto che il giorno prima aveva
superato suo fratello, lo stesso fratello che alcune ore prima, l'aveva
pubblicamente tradito per salvare la vita di un umano.
"Ce ne hai messo di tempo"
disse senza neanche voltarsi.
"L'avevi ridotto piuttosto
male" rispose burbero Kaine alle sue spalle. "Piuttosto che cos'è
successo a questa stanza?".
"Me lo chiedi pure? Dovevo
placare la mia ira o preferivi che la sfogassi su di te?".
Kaine non rispose alla sua
domanda, ma ne formuló un'altra con voce rotta dall'emozione: "E ci sei
riuscito?".
Craulad fece una pausa e si voltò
verso il fratello: "Non proprio" sospirò.
Kaine scosse il capo,
"Ascolta".
"Si, ti ascolto,
fratello!" lo interruppe Craulad visibilmente adirato. Aveva i lineamenti
del viso contratti era evidente che stava facendo uno sforzo disumano per
mantenere un atteggiamento pacato. Se al posto di Kaine ci fosse stato un
qualsiasi altro vampiro, l'avrebbe ucciso senza alcuna pietà. In quel caso, le
parole non sarebbero servite, non avrebbe dato neanche l'opportunità di
spiegarsi, l'avrebbe giustiziato seduta stante, ma lui era il suo unico e
prezioso fratello e voleva sentire che spiegazione avrebbe dato a quel gesto
tanto impertinente.
"So che sei adirato, "
prese a dire Kaine appoggiandosi con le spalle alla parete rivestita di velluto
rosso.
Craulad tacque in attesa che
continuasse.
"Avevi già ucciso il re in
carica, se ti avessi permesso di uccidere anche il nuovo re, si sarebbe di
sicuro scatenato un conflitto senza pari" riprese il vampiro più anziano.
"Questo posso capirlo, anche
se non lo accetto. Io non temo nessuno e tantomeno gli umani, ma c'é una cosa
che non riesco a spiegarmi, come mai conosceva il tuo nome?" chiese il re
con fare circospetto.
Kaine esitò.
"Non pensavo che proprio tu
mi avresti tradito, tu che sei un fratello per me" incalzò Craulad.
"Non parli? Non sai cosa dire? O stai pensando ad un modo per cavartela?
Sai cosa significa tradire il re, vero? Sai cosa significa tradire la mia
fiducia?" urlò pieno di rabbia.
"Io non ti ho tradito".
"Osi ancora mentire
nonostante l'evidenza?" scattò Craulad afferrandolo per la gola, ma il
fratello non si oppose. Rimase immobile, con le spalle al muro ed il collo
chiuso in una stretta che sarebbe potuta essere mortale se solo il re lo avesse
voluto.
"Parla! Dimmi qualcosa,
qualsiasi cosa che mi convinca a non ucciderti qui, ora, in questa
stanza!!" urlò il re stringendo leggermente la presa intorno al collo del
fratello.
"É buffo che proprio tu mi
accusi di mentire, quando sei il primo a farlo" ghignò l'altro amaramente,
non osava opporsi all’amato fratello. Craulad allentò istintivamente la presa,
ma rimase in silenzio, così Kaine riprese:"Non sei forse tu il primo ad
aver mentito? E non solo con me, ma anche con tutti i tuoi sudditi e,
sopratutto, con colei che dici di amare. Immagino che lei sia all'oscuro di
tutto, soggiogata da qualche tuo controllo mentale affinché non si faccia
domande inutili o sbaglio?".
"Continua..." ringhió
l'altro.
"Quella donna è in parte
ancora umana, dico bene?" chiese Kaine stretto in quella morsa mortale.
Craulad non l'avrebbe lasciato andare tanto facilmente, era comprensibilmente
adirato, il suo atto di ribellione nei confronti del re non era giustificabile,
ma stranamente il sovrano non l'aveva ancora giustiziato.
"Perché? Non l'hai
trasformata completamente?" incalzò, ma il fratello non rispose e strinse
ancor di più la presa fino a fra scricchiolare le ossa del collo sotto la
pressione delle dita.
Kaine strinse i denti per
soffocare un urlo. La forza di Craulad era schiacciante, si sentiva smarrito.
"Ascoltami e poi potrai anche uccidermi, ma ti prego" sussurrò con un
filo di voce.
Craulad osservò con sguardo
impassibile la sofferenza dipinta sul volto del fratello maggiore. Era stato
fin troppo magnanimo con lui, qualsiasi altro traditore al suo posto sarebbe già
morto con la testa decapitata, ma nonostante tutto, Kaine era il suo unico
fratello, l'unico su cui aveva sempre riversato una fiducia cieca, almeno fino
a quel momento. Lasciò la presa ed il fratello cadde sulle ginocchia tossendo
convulsamente.
"Sei diventato davvero
forte, fratellino" sorrise ansimante.
"Sbrigati a parlare, così
posso ucciderti" tagliò corto il sovrano sovrastandolo non solo con lo
sguardo colmo di fierezza, ma con la sua aura omicida che Kaine percepiva in
tutta la sua crudele ferocia.
Il più anziano dei fratelli
sospirò e si mise a sedere in terra con le gambe incrociate: "Grazie per
avermi dato una possibilità".
"Vedi di non sprecarla
allora".
Kaine esitò un istante, qualsiasi
cosa avesse detto, probabilmente non avrebbe cambiato il suo presente.
"Devi sbrigarti a trasformare Thyra in vampira, o lei diventerà il tuo
punto debole. E' ancora umana, almeno sembra. Il suo corpo è caldo, ma le sue
pupille diventano rosse in assenza di sangue e questo mi fa pensare solo una
cosa. Hai usato la magia dei La Croux su di lei, vero? Hai condiviso la sua
anima in modo da essere il suo sostegno?".
Craulad continuava a fissarlo
senza rispondere.
"Quindi è così?"
sospirò l'altro, "Perché arrivare a tanto per un'umana? Se ora lei
morisse, tu moriresti con lei lo capisci questo?" scattò Kaine
rimettendosi in piedi. Sembrava veramente in apprensione per il fratello, ma
Craulad non poteva ne voleva fidarsi. In passato aveva subito tradimenti da
parte di altri componenti dei La Crouix, ci fu qualche zio che aveva persino
tentato di ucciderlo quand'era ancora un infante, ma era sempre stato convinto
che Kaine fosse diverso.
Kaine, il fratello, il maestro,
il compagno di giochi, la guida. Aveva passato più tempo con lui che coi loro
genitori, eppure ora non sapeva più chi era la persona che aveva davanti a sé.
Era confuso e ferito.
"Se i tuoi nemici venissero
a sapere una cosa del genere, lei sarebbe in pericolo e di conseguenza anche
tu! Ricordi cosa ti avevo detto prima della cerimonia, vero? Gli umani si
stanno muovendo, stanno facendo nuove alleanze e...".
"E tra queste, ci sei anche
tu?" lo interruppe il fratello minore con sguardo freddo.
"Io sono qui per aiutarti,
non certo per fare del male a te o alla tua sposa!" ribatté con rabbia
Kaine. L'osservazione di Craulad l'aveva ferito. Lui non sapeva nulla del suo
passato, eppure si permetteva di giudicare. "Quindi dubiti di me fino a
questo punto?" chiese senza nascondere la sua delusione.
"Se sono arrivato a questo,
è solo colpa tua, Kaine. Hai aiutato un umano frapponendoti tra lui e la mia
spada, hai curato le sue ferite e l'hai consegnato alla sua famiglia. Tu questo
come lo chiami?" chiese colmo d'ira.
Kaine non rispose, ma abbassò il
capo. Non poteva negare l'evidenza dei fatti, ma gli era davvero difficile
accettare l'onta ed il disprezzo negli occhi del suo amato fratello.
"É tutto qui quello che
volevi dirmi? Direi che é ben poca cosa, avrei fatto bene ad ucciderti
subito!" tuonò Craulad ed i suoi occhi si tinsero di un rosso vivo,
"Accetta la morte con onore" disse alzando il braccio pronto a
colpire, "Addio, fratello".
Kaine rimase col capo chino,
pronto ad accettare la sua condanna, mentre Craulad scaglió le sue unghie
affilate, pronte a recidergli la gola.
"No!" urló Thyra
entrando di colpo nella stanza e correndo in direzione del cognato un istante
prima che il re affondasse gli artigli nel collo dell'uomo. Schizzi di sangue
caldo bagnarono i volti di Craulad e Kaine increduli, mentre Senka fece
capolino sulla soglia.
"Mia regina..." mormorò
il giovane vampiro lasciandosi cadere. Un tuono illuminò la stanza ed i suoi
occupanti, mentre una flebile vita, si stava spezzando per sempre.
Kaine mi ispira sempre di più! Il dialogo tra Li e Craulad è stato sublime *-*
RispondiEliminaCome sono felice!! TOT
RispondiEliminaQuel dialogo mi ha fatto sudare 100 camicie! TOT
Grazie grazie
^_^
EliminaGrazie Shioren per essere passata al Rifugio e Buona giornata
RispondiEliminaSe ti piace il mio blog diventa lettrice fissa - io seguo già il tuo blog mentre non ti ho trovato tra i followers del Rifugio. Sei invitata caldamente
Spero di riuscire a leggere le tue storie prima o poi - il problema è che non leggo quasi mai on-line per i miei cari occhietti e per mancanza di tempo.
Un grande abbraccio ed a presto.
Ci ho provato, ma non sono riuscita ad entrare ç___ç
RispondiEliminaAnzi, sinceramente credevo di esserci riuscita, ma ora ci riprovo ^^
Grazie a te :D